GIULIANO VIVO
Giuliano é Salvatore Giuliano.
Salvatore Giuliano era un bandito, un mito, per alcuni quasi un santo. La sua storia ha direttamente coinvolto migliaia di persone, e forse milioni, emotivamente.
..is a murder, a poet and a politician |
Un bandito é spesso “il” cattivo, e Giuliano é effettivamente "il" cattivo, ma lo é in modo ITALIANO, in modo corrispondente ad un imprinting manifesto o inconscio, definito da giudizi, valori culturali, condizioni e tradizioni. Giuliano é un mito popolare, da vivo, da morto e da più di sessant'anni.
Se il bandito é il cattivo, egli lo era come al popolo piacerebbe essere cattivo: Giuliano incarna le proiezioni e le reazioni popolari a quelle forme di dispotismo e di violenza sempre utilizzate in Italia come strumento di base per ogni azione di uno Stato forzosamente costruito e mai correttamente partecipato e gestito. Giuliano rappresenta la complessità (meglio: la complicazione) del rapporto che esiste in Italia tra l'Individuo e la Legge, tra l'Individuo e lo Stato.
Giuliano rappresenta il coraggio solitario e la ribellione contro uno Stato percepito come oppressore. Giuliano non é percepito come cattivo dal popolo poiché il suo comportamento é visto come una reazione giusta ad un sistema di governo basato sul tradimento, sulla menzogna ed il dispotismo legalizzato. Giuliano é mito perché la sua immagine corrisponde alle velleità ed al sentimento del popolo che fantastica - ma non esercita - azioni ed affini condotte.
Giuliano é tuttora mito, ed é ancora molto popolare sessant'anni dopo il suo tempo, perché da allora non é mai cambiato il comportamento dello Stato nella storia della Repubblica Italiana.
La vicenda Giuliano é infatti la prima di una serie di gravi vicende accomunate da una precisa e chiara definizione: STRATEGIA DELLA TENSIONE. Dal 1948 al 2011 - per più di 60 anni - tutto é andato avanti, sistematicamente, nello stesso modo e nulla é cambiato: per queste ragioni il bandito Giuliano resta tuttora un mito. Il mito esiste soltanto se la gente lo recepisce come tale, ed in questo caso il mito si nutre anche della rappresentazione, della intangibilità e della invisibilità fisica dello stesso uomo-Giuliano. L'invisibilità e l'imprendibilità di Giuliano e della sua banda diventano elementi quasi mistici: Salvatore Giuliano era il simbolo della rivolta e della vendetta sociale contro uno Stato appena nato e già cannibale. Forse intorno a lui si é costruito un mito “sbagliato” ma se é una colpa, non é certo sua.
La vicenda Giuliano é infatti la prima di una serie di gravi vicende accomunate da una precisa e chiara definizione: STRATEGIA DELLA TENSIONE. Dal 1948 al 2011 - per più di 60 anni - tutto é andato avanti, sistematicamente, nello stesso modo e nulla é cambiato: per queste ragioni il bandito Giuliano resta tuttora un mito. Il mito esiste soltanto se la gente lo recepisce come tale, ed in questo caso il mito si nutre anche della rappresentazione, della intangibilità e della invisibilità fisica dello stesso uomo-Giuliano. L'invisibilità e l'imprendibilità di Giuliano e della sua banda diventano elementi quasi mistici: Salvatore Giuliano era il simbolo della rivolta e della vendetta sociale contro uno Stato appena nato e già cannibale. Forse intorno a lui si é costruito un mito “sbagliato” ma se é una colpa, non é certo sua.
GIULIANO MORTO
Giuliano é quasi un moderno Gesù Cristo: viene teatralmente condannato, tradito ed ucciso.
Giuliano é quasi un moderno Gesù Cristo: viene teatralmente condannato, tradito ed ucciso.
Il mito di Giuliano si é nutrito e si nutre ancora oggi del mito della sua morte.
Giuliano divenne quindi trofeo dello Stato in un circo i cui attori rimangono tuttora mascherati.
Il Bandito Giuliano non é stato crocifisso, ma poco cambia, perché c'é l'ostensione del cadavere alla folla e c'é quasi la sua transustanziazione, attraverso l'esibizione dei suoi simboli-ostia da parte degli officianti-preti (in quel caso i Carabinieri) esecutori della Funzione per conto dello Stato.
Il Bandito Giuliano non é stato crocifisso, ma poco cambia, perché c'é l'ostensione del cadavere alla folla e c'é quasi la sua transustanziazione, attraverso l'esibizione dei suoi simboli-ostia da parte degli officianti-preti (in quel caso i Carabinieri) esecutori della Funzione per conto dello Stato.
I meriti dei carabinieri sarebbero gli stessi anche se la versione ufficiale non fosse vera (utile scriverlo e rileggerlo) |
Giuliano é invisibile |
Questo corpo sarebbe stato quello del BANDITO GIULIANO, non necessariamente quello di SALVATORE GIULIANO. La sua fibbia, il suo orologio, l'anello erano altri trofei: reperti materiali e icone di una mediatizzazione rilevante già predisposta da tempo, ed anch’essi infatti - non secondari in questa storia - furono ben esibiti. Erano oggetti-simbolo di un MITO: oggetti identificativi che appartenevano ad una incontestabile icona, dunque diventavano RELIQUIE.
Trofei del Bandito |
Certificato di morte di Salvatore Giuliano |
A questo punto bisogna sapere che il MISTERO della scomparsa di Giuliano, in quel luglio del 1950, conta sedici diverse versioni, e non tutte ne prevedono la sua morte.
ICONA E RELIQUIE
Salvatore Giuliano era un'ICONA del suo tempo, di quella storia, di quella gente.
Un "Classico" Giuliano |
Ava Gardner VS. "le foto segrete di Giuliano" |
L'origine e la presenza di questi tre oggetti é spesso citata ed é ben rappresentata in fotografie, riviste, testimonianze, atti di processi, dicerie. C'erano tre orologi d'oro, identici e molto costosi, di marca Universal Gèneve, che furono regalati al bandito Giuliano - sembra - dal Principe Gianfranco Alliata: un monarchico che fu tra gli artefici delle pastette siciliane del dopoguerra. C'erano anche le tre fibbie per cintura, identiche e con un particolare decoro, indossate e fieramente esibite in numerose immagini dell'epoca sia da Salvatore Giuliano che dal suo compare Pisciotta.
Al riguardo, si sa che Giuliano donò una fibbia ed un'orologio ciascuno ai suoi compari Gaspare Pisciotta e Nunzio Badalamenti alla fine di aprile del 1949. La fibbia che Gaspare Pisciotta ebbe in regalo aveva, incisa sul retro, una dedica facente riferimento ai fatti di Portella delle Ginestre. Questa fibbia, dal momento del dono la si ritrova indossata ed esibita con orgoglio in molte fotografe successive.
Erano delle belle fibbie, d'oro, frutto dell’eccellente lavoro di un gioielliere palermitano. Queste fibbie rappresentavano il cosiddetto "simbolo" di Giuliano: un leone rampante a sinistra, un'aquila destra, un decoro a fiori intrecciati e, al centro, un tondo con una finestrella apribile in cui egli usava mettere una piccola foto della madre oppure, pare, una trinacria ritagliata in metallo. Non é difficile cogliere le metafore di questa simbologia classica ed araldica.
Sembra che queste fibbie furono realizzate intorno al 1946 dagli artigiani di Fiorentino, famoso gioielliere palermitano, e quella di Salvatore Giuliano pesava circa 160 grammi.
La fibbia che più ci interessa é proprio quest’ultima, dai documenti ritrovati essa fu in mano ai Carabinieri al momento del macabro spettacolo di Castelvetrano, in quei primi giorni di luglio del 1950: uno spettacolo costruito per la stampa ed il popolo, centrato sulla esibizione di un cadavere ostentatamente attribuito allo stesso bandito.
A questi oggetti preziosi, tre orologi e tre fibbie, si aggiunge l'anello di platino con un grosso brillante appartenuto alla duchessa di Pratameno che fu "acquisito" dal bandito durante una rapina messa in atto, pare, con una certa galanteria. Quest'anello insieme alla fibbia del bandito si riconoscono in molte immagini ed in modo inequivocabile in un documento filmato realizzato proprio durante l’esibizione del corpo ai giornalisti, ed in altre fotografie fatte in quelle ore.
Il cadavere del bandito, nudo, all'obitorio |
UNO STRANO FURTO
Questi oggetti furono per lungo tempo ESPOSTI nel misconosciuto Museo Criminologico, a Roma, presso il Ministero di Grazia e Giustizia. In un giorno imprecisato del novembre 2006, in questo museo, in occasione di un furto senza effrazione e senza scasso, tanto pulito e senza tracce quanto misterioso per modalità ed obiettivo, furono rubati la fibbia d'oro di Salvatore Giuliano insieme all'orologio di Gaspare Pisciotta e ad altri oggetti minori.
Questi oggetti sono stati presi da qualcuno che li ha forse portati a QUELLA persona che poteva fortemente desiderarli in occasione di un evento importante che gli si avvicinava, inesorabile e reale: la sua morte. QUELLA PERSONA, forse, desiderava QUELLE COSE prima di morire: in questo caso prima di morire - VERAMENTE - pare - tra il 2006 ed il 2008.
Secondo una voce molto diffusa e circostanziata sembra infatti che Salvatore Giuliano, in occasione della sua morte formale e pubblica del 1950, non fosse presente: viene detto che il morto di Castelvetrano non sia stato lui, ma un suo sosia.
(ma guarda un pò!) |
Molte circostanze coincidono, e questo avvenne in quel contesto di segreti, accordi, tradimenti, omicidi ed intrighi che furono il lievito iniziale di cui si arricchiva la nascente REPUBBLICA ITALIANA.
Per questa voce, e per una ricca serie di contestuali e credibili indicazioni, nel novembre 2010 é stato riesumato il corpo che si trovava nella tomba con il nome e la fotografia di Salvatore Giuliano, con lo scopo di farne un esame del DNA da comparare con quello dei parenti ancora in vita.
Ad oggi questa prova, certa ed ufficiale, non esiste perché le analisi non portano nella direzione cercata.
UNA DOMANDA
La complessa vicenda di Salvatore Giuliano e di ciò che gravitava (e gravita) attorno, é ampiamente trattata da molti autori, in molti scritti ed atti giudiziari, e non é difficile documentarsi al riguardo.
Per concludere questa storia, mi interessa proporre una domanda, un pò articolata ed in parte retorica.
SE VOI foste Salvatore Giuliano, in vita dopo la "sua morte" e quindi sotto falsa identità, non avreste una ragionevole possibilità di chiedere a coloro che vi hanno nascosto e protetto, a chi ha condiviso il vostro segreto per quasi sessant’anni (essendo questo segreto anche il suo), che adesso avevate una richiesta, l’ultima della vita, e che la volevate esaudita?
Se voi foste nei panni di Giuliano, prima di morire non vorreste avere le cose, quegli oggetti simbolici, la vostra memoria, che avete dovuto lasciare prima di andar via a vivere un'altra vita, magari proprio per nulla mitica o eroica, da qualche parte nel mondo?
E quindi secondo voi: se Giuliano non fosse “morto” nel 1950 scomparendo in un anonimato assoluto e facendo un grosso favore alla nascente Repubblica Italiana e ad alcuni suoi attori, in fin dei conti, perché il suo interlocutore - chiunque esso sia - avrebbe dovuto negargli questo favore?
In fin dei conti si trattava di oscuri e dimenticati reperti in un oscuro museo italiano ospitato da un ministero il cui nome é certamente adeguato alla vicenda: GRAZIA E GIUSTIZIA.
Lascio in sospeso la questione delegandola a chi legge queste righe, e cito Leonardo Sciascia in NERO SU NERO (1979):
Chi non ricorda la strage di Portella della Ginestra, la morte del bandito Giuliano, l’avvelenamento in carcere di Gaspare Pisciotta? Cose tutte, fino ad oggi, avvolte nella menzogna. Ed è da allora che l’Italia è un Paese senza verità. Ne è venuta fuori una regola: nessuna verità si saprà mai riguardo ai fatti delittuosi che abbiano, anche minimamente, attinenza con la gestione del potere”...
...Lo Stato non può processare se stesso.
FINALE: UN RITROVAMENTO
Ciò che rimane di questa storia é qualche fotografia, molte carte, troppe verità
Rimane, tuttavia, anche una misteriosa fibbia di ottone sbalzato casualmente trovata pochi mesi fa su una delle bancarelle di un mercatino a Palermo: un luogo dove si trovano cose spesso insignificanti ma anche oggetti straordinari. Questa fibbia - un lavoro di ottimo artigianato - é straordinariamente simile se non quasi identica a quella appartenuta a Salvatore Giuliano.
Confrontando questa fibbia con la fotografia di quella esposta al museo prima del furto, risulta identico il decoro frontale ma é diverso il metallo trattandosi di ottone anziché d'oro. Anche le dimensioni sembrano essere appena più grandi rispetto a quella appartenuta a Salvatore Giuliano.
Questa fibbia risulta sorprendentemente simile all'originale, e di seguito ad alcuni approfondimeti tecnici, sembra realistico che possa trattarsi di un modello realizzato come studio preliminare della piccola serie di tre poi effettivamente realizzata per Giuliano. D'altra parte il retro della fibbia, proprio per consolidarla, é riempito in stagno poi rivestito di rame, e questa é una pratica sia estetica che tecnica di certo non accettabile in un oggetto finito che debba essere prezioso e simbolico .
La realizzazione artigianale di un oggetto come questa fibbia prevede, in una prima fase, proprio la creazione di un primo esemplare decorato a sbalzo. Successivamente questo primo esemplare viene utilizzato per farne delle copie quasi uguali con il classico procedimento detto “a cera persa”.
La fibbia e l'anello di Salvatore Giuliano in mano ad un Carabiniere in una foto d'archivio |
SIMBOLO DI COSA ?
Ragionare su questa fibbia vuol dire osservare, prendere in considerazione ed analizzare i molti elementi di questa storia: mito, fatti, documenti, contemporaneità, libertà, romanticismo, indipendenza, separatismo, stragismo, segreti, menzogne.
Tuttavia, definire di cosa sia simbolo QUESTA FIBBIA é argomento che lascio a chi legge queste righe.
La fibbia della cintura di Salvatore Giuliano (?) |
© Soggetto, testi ed immagini di PIER PAOLO RAFFA, 2011
Salve
RispondiEliminaLa cosa che non capisco è che si parla di sosia!!! ma chi era?!? Qualcuno lo conosceva?!? i familiari dove sono?!? qualcuno avrebbe dovuto farsi vivo anche solo per dire è scomparso un nostro parente somigliante a Giuliano... Sono passati oltre sessant'anni!!! Perché nessun familiare del sosia si è mai fatto vivo?!?